lunedì 1 ottobre 2012

La sofferenza e la solitudine in un disturbo di apprendimento

Penso sia frequente per molti genitori di bimbi con un disturbo specifico di apprendimento, di qualsiasi entità esso sia, dover fronteggiare il mal di scuola dei propri figli.
La quinta elementare nonostante gli ottimi risultati ottenuti nelle prove d'ingresso, nasce per noi sotto segni negativi: mio figlio, pur nella sua innata allegrezza, è preoccupato, scoraggiato e sembra già non poterne più.  Il tutto si manifesta con mal di testa, mal di pancia, pianti all'idea della scuola e crisi di rabbia per i compiti, lo studio, la scuola intera in pratica.
Cosa fare?
Mio figlio ha uno splendido carattere, solare, allegro e così a scuola le maestre per prime non riescono a percepire il suo disagio, lo possono fare solo quando io  parlo con loro di tutto il carico di emotività e tensioni che il bambino nasconde dietro il sorriso. Allora mi/ci capiscono, anche se a volte ho l'impressione di sembrare una mamma iperprotettiva, il che non  sono, o sono solo quando costretta.
Di fatto a scuola il bambino ha la maggior comprensione possibile da parte delle insegnanti, pur con le difficoltà connesse all'organizzazione scolastica, perché grazie ai tagli nella classe si avvicendano ben sei maestre.
Lo vedo giocare con i compagni e quindi penso abbia una buona socializzazione, un discreto inserimento, come confermano le maestre.
I suoi risultati sono positivi, buoni i voti e sa anche che a noi genitori i voti non interessano, ma purtroppo a lui sì.
Ed allora perché sta male?
Ho sempre parlato con lui della sua disprassia, disgrafia, gli ho spiegato come lavora il suo cervello, e  messo in evidenza le sue positività.
Può usufruire di tempi più lunghi per svolgere compiti ed esercizi, ma lui non accetta facilmente questa possibilità.
Il motivo del suo dolore e della sua rabbia  e credo possa essere così anche per altri bambini, è che sente in modo fortissimo il contrasto tra ciò che sa di poter fare e ciò che riesce a realizzare, contemporaneamente subisce il confronto con gli altri.
Capisce benissimo le spiegazioni della maestra, ma quando queste si concretizzano in esercizi, dettati, non può fare a meno di restare indietro, si sente umiliato e rabbioso. Negli anni passati i ritmi erano più lenti, ma in quinta sta cambiando ciò che si chiede ai bambini e lui teme di non farcela. quindi il suo disagio.
Certamente noi in famiglia gli spieghiamo che accettare se stessiè la prima cosa da fare e che  con la logopedista, che conosce oramai da anni, troveremo il modo perché lui possa affrontare le difficoltà. 
Gli ricordo quanto è stato faticoso imparare a scrivere, a leggere e come ci sia riuscito.
 Lui sa tutto questo, però a scuola si trova da solo di fronte ad una spiegazione che scappa via, che corre via dalle mani che non tengono il ritmo nel trascriverla, solo ad affrontare il compagno che non resta indietro e lo fa notare, oppure chi ha sempre voti migliori. Sono amici, si gioca insieme, ma  i bambini si confrontano.
Ed allora penso che in fin dei conti, anche se in questa scuola  c'è disponibilità verso il mio bambino, ed abbiamo avuto esperienze ben peggiori, tuttavia alla fine siamo soli. 
Perché la didattica è una per tutti, rigida, il programma deve essere svolto secondo tempi stretti e stabiliti, la prassi di insegnamento non può essere cambiata, ed è facile essere fuori tempo, fuori tutto. Là dove non arriva la scuola nel nostro caso si supplisce con il lavoro e  l'attenzione a casa, e questo è ottimo per il suo apprendimento, ma nella giornata in classe è solo ad affrontare quel suo modo di imparare differente, e questo gli pesa, tanto.
Siamo soli perché io debbo aiutare mio figlio a capire  e ad accettare il suo modo di essere, di questo si tratta quando parliamo di DSA, non di un problema ma di un differente modo di essere, ma la scuola si dovrebbe impegnare, non solo con discorsi generici, a far comprendere che si può essere diversi, non solo nell'aspetto esteriore, nella lingua, ma anche nella mente, nelle abilità. E venire incontro alle capacità di ogni allievo.
Oggi questo lo si fa in poche scuole, non credo per colpa degli insegnanti, perché sono tanti i maestri che vogliono aiutare i propri allievi, ma perché servirebbero più corsi di aggiornamento, più insegnanti per classe, per intervenire sui problemi di ciascuno.
La scuola che vorrei è descritta in questo documento (segnalato su Facebook) http://www3.varesenews.it/documenti/201209/dislessia%20vademecum%20termine.pdf.
 In particolare a pagina 26 leggo:
Occorre riflettere sui processi di insegnamento e di apprendimento,
facendoli oggetto di studio e di ricerca. I ragazzi con DSA seguono
la programmazione della classe, ma necessitano di adattamenti
metodologici, di strumenti compensativi e di misure dispensative. Le
difficoltà manifestate da questi alunni richiedono agli insegnanti di
riflettere sul proprio modo di insegnare, ripensando la didattica in
modo tale da renderla più flessibile e più rispondente ai bisogni di
ciascun studente. 

A pagina 28 leggo ancora:
E a pagina 28:
 
Si consigliano, quindi, attività e strategie diversificate che possano
rispondere alle esigenze del singolo alunno con DSA, ma che,
valorizzando le diverse competenze, possano servire anche per tutti
gli altri:
● brainstorming (input anche visivo) 
● discussione collettiva e costruzione di mappe concettuali e/o
schemi 
● lezioni con lʼausilio di power-point, mappe concettuali, registrazioni
● cooperative learning 
● lavoro in coppia e in gruppo 
● tutoraggio…

Mi pare di sognare eppure è di questo che mio figlio avrebbe bisogno.
 

12 commenti:

  1. Ho letto questa lettera con un peso nel cuore grande come una casa perchè ho vissuto in prima persona tutto quello che è stato descritto. Ora ho finito perchè "purtroppo" ha vinto la scuola. Mia figlia di è arresa anche se con grandissimi sforzi ha raggiunto la maturità artistica. Non so cosa le riserverà il futuro perchè questo diploma non servirà a molto. Spero solo che con il tempo le cose possano cambiare e che i figli dei nostri figli non debbano patire quello che hanno sofferto loro!!!

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    1. Sono addolorata per la tua esperienza, tutti noi genitori di bambini con disturbi di apprendimento capiamo benissimo quel che tu e tua figlia avete provato, e devo dirti è ciò che, almeno io temo debba debba passare mio figlio. Tuttavia non pensare che abbia vinto la scuola, perché è tua figlia ad aver vinto, ad aver dimostrato che nonostante ogni giudizio negativo di un insegnante superficiale, lei è riuscita, ha conseguito la maturità. Non so se per lei è stato un ripiego il liceo artistico che resta in ogni caso un indirizzo di studio che dà molto alla persona, che la forma nel vero senso della parola, ed è questo che è importante, specialmente oggi quando nessuna scuola può assicurare un futuro ai nostri figli, il liceo artistico diploma delle persone speciali. Questo io credo dobbiate pensare tu e tua figlia. Proprio perché la sofferenza è stata tanta e la vostra forza ancora di più: nei momenti difficili mi sarà di conforto pensare a voi.
      Ciao

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Essendo disprassico oltre che DSa sono riusta a mettere il sostegno a Giorgio. Per dargli quella spinta in più che gli farà capire che ce la può fare da solo. Questo già avviene solo dopo un anno di sostegno. Il sostegno poi non è tanto per Giorgio quanto per le maestre che non lo possono seguire malgrado gli strumenti compenstivi ( che comunque deve imparare ad usare) con altri 23 bimbi in classe, bimbi tutti diversi econ le loro difficoltà. Capisco benissimo la vostra solutudine, per me è una lotta continua!

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    1. Claudia capisco la tua lotta, soprattutto in questa scuola sempre più povera di risorse: da noi ad esempio non ci sono quasi più compresenze, dall'epoca della riforma Gelmini, certo che con due maestre presenti sarebbe più facile seguire i bisogni dei bambini. Quando mia figlio era in prima la sua classe faceva parte di un progetto del Comune per cui due educatrici per alcune ore alla settimana restavano in classe per seguire i bambini con più difficoltà durante la normale lezione, era un bel modo di sostenere perché interagiva con la classe intera. Poi con i tagli credo il progetto si sia ridotto di molto, purtroppo.

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  4. Sono zia di un bimbo che ha disturbi cognitivi. Le difficoltà che incontra mia cognata sono tante. Le persone che capiscono...poche, se non pari a zero.

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    1. Le difficoltà da affrontare in questi casi non sono solo quelle relative al rapporto con il bambino, ma anche, e pesano tanto, quelli conseguenti i contatti con gli altri genitori, e certe volte purtroppo anche in seno alla propria famiglia. Per fronteggiare molte difficoltà mi sono state di grande aiuto tutte le risorse della rete, i vari forum, blog, associazioni, facebook. Ci permettono di informarci e di entrare in contatto con persone con problemi simili, soprattutto almeno per me, di sentirsi meno soli e perché no più agguerriti. Un augurio a tua cognata e al suo bimbo

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  5. TROVERETE ALCUNI COMMENTI CHE HO ELIMINATO. IN REALTA' LI HO SEMPLICEMENTE PUBBLICATI COME RISPOSTE, COSA CHE INIZIALMENTE NON RIUSCIVO A FARE PER UN PROBLEMA TECNICO.
    GRAZIE A TUTTI

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  6. Il senso di solitudine in questo percorso credo sia il fattore comune di tutte noi mamme. Parlarne e leggerne ci aiuta a sentirci meno sole. In questi giorni, prendendo spunto dalla recente conferenza del Corriere della sera, stavo scrivendo un articolo che toccava anche questo punto, ma non so perché mi sta chiedendo più tempo del solito ...
    Credo che ognuna di noi si riconosca in quello che scrivi, nel tuo sogno di una scuola diversa che insegni ai nostri figli come si impara e ci lasci essere semplici mamme.

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  7. HConfrontarci è un momento essenziale del nostro percorso, perché non sempre gli altri comprendono. Ed è per questo che ho poca fiducia che la scuola possa cambiare, sempre più mi rendo conto che la migliore situazione che posso sperare è che al mio bambino sia garantito di poter fare il suo percorso, certo non che la scuola modifichi l'approccio all'istruzione. Quando il tuo articolo sarà pronto lo leggerò con piacere, so quanto può essere difficile scrivere di ciò che tocca un punto dolente...

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  8. Come mi rivedo in quello che scrivi,come rivedo mio figlio alle elementari..se solo avessi saputo come affrontare,mi sono trovata sola nessun consiglio nessun aiuto,nessuna informazione da chi avrebbe dovuto darmelo.Ho trovato tutto su facebook!! se non ci fosse stata la maestra Daniela le elementari sarebbero state un inferno. comunque anche se lì era capito ed aiutato mi diceva"mamma ma non hai capito? Io non posso imparare,io non sono come gli altri".Nicoletta da Lucca,mamma di Omar,13 anni 3à media.

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  9. Quante difficoltà devono affrontare! Fortunatamnete alcune volte incontrano persone come la maestra di tuo figlio e sono di grande aiuto.

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